Fu molto più garbato, Neil Armstrong, quando, alle 20, 17 minuti e 40 secondi, ora di Greenwich, con precauzione estrema appoggiò il suo scarpone sinistro sull’incontaminata polvere del Mare della Tranquillità. Seguito poi da Buzz Aldrin. Mentre il povero Michael Collins, tagliato fuori persino dalle comunicazioni radio con i suoi eroici compagni, in quei momenti l’uomo più solo al mondo, rimaneva mestamente a girare in orbita.
Alla faccia del mini-scontro in diretta fra Tito Stagno e Ruggero Orlando, “Ha toccato!”, “No, non ancora”, l’uomo, o almeno l’America, aveva conquistato la Luna. Evento simbolico, esibizione di potere, più che svolta pratica nell’evoluzione umana. Ma data eternamente da festeggiare, quel 20 luglio 1969, 45 anni fa. (Stampa)
Nessun commento:
Posta un commento